Non è che il terzo film dell'autore dei traballanti THE MEXICAN e THE RING proponga altri e più urgenti interrogativi. Ma con tutta l'aria da remi in barca che tira a Hollywood l'energica insolenza di questo adattamento di una attrazione in voga a Disneyland (sic), potrà anche essere anche intesa come un tentativo di resuscitare il genere caro ad Errol Flynn; da tempo accantonato, assieme a western o musical. Certo, prolisso e non sempre fantastico; malgrado una curiosa faccenda di immortalità che perseguita gli scheletrici pirati per via della maledizione di cui al titolo. Pure un po' incerto per quale via andarsene; da buon videogame con ambizioni dichiarate di postmodernismo autoironico.

Ma tutto il profumo che emanava l'Isola della Tortuga è dietro l'angolo: ed è più che una scusa per i grandi che accompagnano i più piccini.